Cybersecurity: quali sono le aree di pericolo nella smart mobility

La mobilità del futuro è sempre più verde, ma anche sempre più connessa. Le tecnologie corrono sempre più veloci e se molte innovazioni sono già realtà, altre stanno arrivando un po’ alla volta e diventeranno sempre più normali e presenti nella nostra vita. Ma con la connettività sempre più spinta all’estremo crescono anche i rischi.

 

Guida connessa e autonoma

Il più evidente dei rischi di cybersecurity riguarda la connettività delle automobili e la guida autonoma. È qualcosa che già abbiamo visto al cinema e nelle serie tv, dove auto a guida autonoma vengono hackerate e il guidatore bloccato all’interno, o impossibilitato a riprendere i comandi della vettura, fino alle conseguenze più estreme. E la realtà potrebbe superare la fantasia, con le aziende tech che stanno lavorando sul rendere sempre più sicura e impenetrabile la propria tecnologia.

A sottolineare questi pericoli la ricerca dell’Agenzia europea per la cyber sicurezza (Enisa), dal titolo “Cybersecurity stocktaking in the Cam”, che punta l’attenzione sui principali pericoli informatici che potrebbero riguardare reti, servizi e software relativi all’ecosistema Cam, cioè la Connected and automated mobility. E che la sicurezza per la guida connessa e autonoma sia sempre più importante lo dicono anche i numeri, con le stime che dicono che questo settore potrebbe arrivare a valere più di 556 miliardi di dollari entro il 2026 a livello globale.

 

La connettività wi-fi e la privacy

Senza voler arrivare a immaginare scenari apocalittici, o atti di terrorismo utilizzando proprio la guida autonoma delle vetture (oltre a provocare incidenti gli hacker potrebbero creare volontariamente ingorghi, provocare il caos in determinate zone di una città per colpire magari altri obiettivi lasciati incustoditi), un altro pericolo legato alla smart mobility è quello della privacy. Le auto sono ormai sempre più connesse e lo saranno sempre di più, e nella maggior parte dei casi questa connettività viaggia sulle linee wi-fi. Linee facilmente hackerabli, con i criminali che possono inserirsi all’interno del “cervello” di una vettura e carpirne i dati.

Macchine, motorini e biciclette elettriche spesso si connettono in automatico con i nostri cellulari, ma a oggi l’industria della sicurezza informatica non è al passo con i tempi, e se i nostri telefonini sono protetti, non così le nostre vetture. E l’ipotesi che qualcuno utilizzi proprio le auto come cavallo di Troia per inserirsi nei nostri smartphone per carpirne i dati è un rischio reale e già attuale. Quindi i criminali oggi trovano ancora pochi livelli di sicurezza e molteplici punti di accesso in questi veicoli, il che rende essenziale implementare il prima possibile la sicurezza e la cooperazione tra loro.

 

E-mobility e le colonnine di ricarica

Secondo l’analisi dell’Osservatorio Smart & Connected Car della School of Management del Politecnico di Milano a oggi il 36% dei comuni sopra i 25mila abitanti ha attivato almeno un progetto e nel 58% dei casi si tratta di iniziative a uno stadio avanzato ed estese a tutta l’area urbana. In più, il 39% degli utenti ha usato almeno una volta un servizio di mobilità condivisa, soprattutto car sharing (21% degli utenti) e car pooling (25%). A questo si aggiunga che sta crescendo sempre di più la mobilità elettrica e, di conseguenza, le infrastrutture presenti sul territorio. Parliamo delle colonnine di ricarica. Che sono a rischio sicurezza.

Il pericolo, infatti, è un attacco esterno a un sistema di gestione di più punti di ricarica che potrebbe portare a forzare un comportamento fuori dalle specifiche, come generare un carico superiore rispetto alla potenza complessiva disponibile che porti all’intervento delle protezioni e quindi all’interruzione del servizio. A ciò si aggiunga il rischio di furto di potenza di ricarica, cioè dell’utilizzo gratuito non autorizzato delle colonnine, così come a un attacco denial of service con richiesta di riscatto sino al possibile danneggiamento delle batterie del veicolo.

Come si vede, dunque, sono tanti i settori della smart mobility che sono vulnerabili, alcuni evidenti, altri invece più difficilmente ipotizzabili. Ma in tutti i casi la crescita tecnologica deve giocoforza andare di pari passo con la crescita dell’implementazione della cybersecurity in un settore IT che diventerà sempre più centrale nel futuro delle città.

Fino al 3 luglio le startup in ambito ‘Data & Security’ potranno candidarsi alla call ‘Beyond Barriers – Oltre le barriere’ e partecipare alla selezione per essere protagoniste dell’evento in agenda il prossimo 6 ottobre.

 

ISCRIVITI ALL’EVENTO DEL 6 OTTOBRE