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Le sfide della logistica green

logistica green

La logistica svolge un ruolo fondamentale nell’economia di un paese, garantendo la gestione efficiente e il flusso di merci lungo la catena di approvvigionamento. Tuttavia, il crescente impatto ambientale delle sue attività richiede l’adozione di pratiche sostenibili. In Italia, come in molte altre nazioni, l’attenzione verso la logistica green è in costante crescita. Secondo i dati dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” del Politecnico di Milano, che da anni analizza questo settore, il valore totale delle attività logistiche in Italia è stato di 116,4 miliardi di euro a fine 2022, con una crescita del 2,8% sull’anno precedente. L’ultimo decennio è stato molto positivo, per un ambito che ha retto molto meglio di altri la crisi della pandemia: ci sono stati notevoli cambiamenti, influenzati da sviluppi tecnologici, dai modelli di consumo e dalla crescente consapevolezza ambientale. Proprio l’aumento del commercio elettronico ha comportato una maggiore domanda di servizi di consegna, che ha reso necessaria un’elevata attenzione ai suoi effetti.

La necessità di rendere la logistica sostenibile

L’elevato consumo di carburante (con i suoi costi accresciuti) per la movimentazione delle merci con il trasporto su strada, marittimo e aereo, rappresenta una delle maggiori preoccupazioni. Se lo spostamento dei mezzi è la causa principale delle emissioni di CO2, non va naturalmente trascurata la gestione dei magazzini e della catena di approvvigionamento. Altrettanto importanti sono gli aspetti legati ai consumi energetici, allo smaltimento dei rifiuti, all’eccessivo utilizzo di imballaggi: problematiche che richiedono interventi mirati e soprattutto immediati.

Il termine “Green Logistics” (appunto, logistica sostenibile) circola da tempo fra gli addetti del settore, anche se i passi verso questo nuovo concetto hanno spesso diverse lunghezze: da un lato il 95% delle multinazionali ha dichiarato di avere iniziato ad attuare politiche di miglioramento ambientale, ma dall’altro c’è il 45% delle PMI che non ha ancora preso una posizione. Questi dati raccolti dell’Osservatorio OSIL della LIUC Università Cattaneo di Varese hanno anche fatto emergere che oltre la metà dei magazzini analizzati non soddisfa i requisiti di sostenibilità in generale.

È perciò necessario individuare e adottare soluzioni che possono risolvere i problemi identificati.

Nuove prospettive nei trasporti

Nel 2021 lo studio “Measuring Industry’s Temperature” dell’Università di Amburgo rilevava che il processo di riduzione delle emissioni di CO2 dei principali operatori logistici europei era già in corso, integrandosi alla pianificazione strategica delle aziende. La prevalenza dei manager intervistati aveva espresso una serie di considerazioni per decarbonizzare la logistica e utilizzare i veicoli in maniera più efficiente.

Queste vanno dall’aggiornamento dell’infrastruttura IT, per un’ottimizzazione del carico dei veicoli e dei percorsi, fino all’incremento dell’efficienza energetica dei trasporti, con la conversione verso energie alternative e la movimentazione in modalità più pulite: ad esempio, “rispolverando” il treno.

Da tempo si stanno studiando strategie per migliorare l’impatto degli autocarri medi e pesanti, poiché il trasporto merci su strada rappresenta il 53% delle emissioni di CO2 all’interno dei trasporti legati al commercio globale. Una tendenza destinata a salire se non si interverrà, secondo McKinsey, che a fine 2021 ha pubblicato il rapporto Road Freight Zero (RFZ) del World Economic Forum (WEF): l’analisi in ambito europeo presenta sia gli ostacoli ma anche le soluzioni per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero, applicabile in buona parte a livello globale.

Se la dipendenza dai combustibili fossili è ancora fortissima si stanno sempre più facendo strada alternative tecnologiche: i motori LNG (Liquefied Natural Gas), hanno evidenziato un abbattimento delle emissioni, rispetto ai motori diesel, dal 90% in meno del particolato fino al 15% del CO2, oltre che a una minore rumorosità e a miglioramenti ulteriori nel caso del BioLNG. Consumi inferiori implicano poi una riduzione sui costi del carburante; la criticità è al momento legata alla rete di rifornimento, non ancora sufficientemente capillare.

In Italia, già alcuni operatori hanno investito in flotte di veicoli a basse emissioni o ibride, limitando così l’impatto ambientale del trasporto merci. Un nome su tutti è quello di Poste Italiane, che punta a raggiungere la “Carbon Neutrality” entro il 2030. Già oggi può vantare una flotta di quasi 23.000 veicoli a basse emissioni, di cui 3.600 elettrici utilizzati dai portalettere. D’altronde già all’inizio del secolo scorso l’azienda si avvaleva del mezzo di trasporto sostenibile per definizione, la bicicletta, che resterà fino al dopoguerra il primario veicolo postale.

A tale proposito continuano a crescere le Cargobikes, quelle biciclette dotate di un carrello o di un ampio portapacchi, per trasportare le merci: un sondaggio dell’Unione Europea stima circa 43.600 cargo bike in Europa a fine 2020. Non solo ad Amsterdam, Copenaghen, Londra o Parigi, ma anche a Milano, Roma, Torino o Bologna esistono alcune aziende che svolgono questa attività, ottimizzando la cosiddetta consegna dell’ultimo miglio.

Sempre più aziende hanno intrapreso un percorso di digitalizzazione, adottando tecnologie digitali avanzate, come l’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose, per migliorare l’efficienza e limitare gli sprechi. In quest’ottica la razionalizzazione delle rotte e l’utilizzo di tecnologie intelligenti può portare dei benefici significativi: l’hanno ad esempio dimostrato i quattro ingegneri che hanno dato vita a Cargoful (startup selezionata per l’edizione 2022 di MCE 4×4). La startup ha realizzato un software che, attraverso l’analisi e l’elaborazione dei dati storici, fornisce una pianificazione e un’organizzazione dei trasporti particolarmente efficienti: ne sono derivati risparmi nei chilometri percorsi e quindi nelle emissioni prodotte. Una rete collaborativa fra differenti aziende logistiche potrà poi ridurre ulteriormente la congestione del traffico e l’inquinamento associato.

Verso una nuova gestione degli spazi

Per rendere green la logistica non ci si può limitare a prendere in esame soltanto il trasporto delle merci: sempre il Politecnico ha osservato che investimenti crescenti sono stati fatti per ottimizzare (ed eliminare) gli imballaggi e soprattutto per una nuova concezione dei poli logistici.

Alcuni esempi possono essere di esempio, a partire dal Tortona Green Logistics Park in Piemonte: situato in un punto strategico fra le due autostrade A7 e A21, ha una superficie di oltre 300.000 mq ed è stato realizzato rispettando rigorosi standard per diminuire l’impatto ambientale e le emissioni di CO2. A questo provvede l’impianto fotovoltaico composto da 9.346 pannelli di ultima generazione per una produzione di circa 5 GWh all’anno, oltre all’impiego di veicoli elettrici e all’ottimizzazione delle rotte di trasporto; sono anche stati piantumati 700 arbusti.

Per l’ampliamento del polo logistico del Gruppo Alì nel comune di Padova, si prevede che l’intera superficie di 150.000 mq venga ricoperta per un terzo da 2.500 piante: uno studio dell’Università di Firenze ha stimato che quest’area verde permetterà un assorbimento di 2,3 milioni di chili di CO2 in 30 anni. Oltre al tetto ricoperto da pannelli fotovoltaici, il rivestimento delle facciate, con tavelle di ceramica foto attiva, sarà in grado di trattenere le polveri sottili.

A Bagno a Ripoli (FI) si trova il polo logistico di Fendi, di circa 14.000 mq, ad alta efficienza energetica: il giardino pensile è stato pensato anche come luogo di socializzazione per i dipendenti, nella logica di un’attenzione alla qualità di vita, non soltanto lavorativa.

Sono in tutto 44.000 mq complessivi quelli che costituiscono i tre edifici di Prada a Levanella (AR), anch’essi dotati di pannelli fotovoltaici, illuminazione a led e impianto di climatizzazione che sfrutta i principi della geotermia.

Le politiche a supporto del settore

Per rendere l’intero settore logistico più sostenibile, si possono quindi adottare diverse misure: sia le Regioni che i Comuni sono chiamati a svolgere politiche lungimiranti, per ridurre l’impatto ambientale della logistica soprattutto nelle aree urbane densamente popolate. Al di fuori dell’Italia, diverse città hanno adottato politiche urbane a favore della logistica green.

Ad esempio, Amsterdam ha implementato una rete di hub logistici situati appena fuori dalla città, in cui i veicoli di consegna delle merci più inquinanti non sono ammessi. Inoltre, molte città stanno concretamente incentivando l’uso della bicicletta o di veicoli elettrici per le consegne urbane.

Anche i grandi nomi del settore stanno facendo sentire il loro peso, come nell’avveniristico progetto di 2,5 miliardi di Amazon, che realizzerà il suo secondo quartier generale in Virginia, pensato per raggiungere le emissioni zero entro il 2040.

DHL ha avviato il programma “GoGreen” che si propone di ridurre le emissioni di CO2 delle proprie attività logistiche. Ha inoltre da poco introdotto una flotta di 18 camion alimentati a biodiesel vegetale, utilizzati a supporto delle operazioni di Formula 1. Anche Maersk ha pianificato di utilizzare biocarburanti e diminuire le emissioni di CO2 delle proprie navi. FedEx ha investito in veicoli elettrici e ha adottato misure di efficienza energetica nei propri centri di smistamento.

Rendere la logistica più sostenibile è quindi possibile, ma è opportuno effettuare interventi in maniera mirata: dal promuovere l’utilizzo di veicoli a basse emissioni o alimentati da fonti rinnovabili, all’ampliamento dell’infrastruttura per la ricarica e la distribuzione di carburanti ecologici. Guardando ai crescenti esempi virtuosi di aziende che hanno già adottato soluzioni in tal senso, il settore logistico può trarre ispirazione e contribuire alla transizione verso un’economia più verde e responsabile.